LA LIBERALIZZAZIONE DEI MERCATI DELL’ENERGIA

di Alessandro Ortis


Il processo di apertura dei mercati dell’energia in Italia ha fatto un ulteriore passo avanti lo scorso1° luglio, con la liberalizzazione del settore elettrico anche per i piccoli consumatori. Alla stessa data, e più in generale per l’Unione Europea, è diventato operativo il secondo pacchetto di Direttive sull’energia; esso sancisce la piena libertà di scelta del fornitore per tutti i consumatori, inclusi quelli domestici, e mira a promuovere economicità e sicurezza per le forniture di energia elettrica e gas, attraverso la realizzazione di un mercato unico efficiente e competitivo, compatibile con una chiara visione di sviluppo sostenibile. Un obiettivo ambizioso ma chiaro, basato sulla scelta di uno strumento, la concorrenza, del tutto innovativo per molti Paesi europei.


In realtà, così come pure denunciato dalla Commissione europea, a più di 16 anni dalle prime Direttive europee sui transiti, sono ancora evidenti forti criticità nell’implementazione del processo di liberalizzazione: asimmetrie tra Stati, per tempi e profondità di recepimento delle Direttive; perduranti frammentazioni del mercato continentale; congestioni transfrontaliere e scarso coordinamento tra gestori di rete; concentrazione dell’offerta e persistenti privilegi per ex monopolisti nazionali.

Tali criticità, assieme a significative differenze tra politiche e norme energetico-ambientali dei Paesi membri, stanno ancora ritardando il cammino verso quel contesto continentale comune voluto per garantire pari condizioni competitive agli operatori, per favorire gli investimenti e per offrire vantaggi a tutti i cittadini dell’Unione, anche in termini di sicurezza, economicità e qualità dei servizi energetici.

Di fronte a questa situazione, dovrebbe prodursi un’accelerazione verso l’armonizzazione dei sistemi e l’apertura dei mercati, piuttosto che un rallentamento, nei fatti, del percorso di liberalizzazione, o peggio, un ripiegamento su anacronistici protezionismi e barriere nazionali: un’inversione rispetto a decisioni da tempo solennemente assunte a sostegno di una integrazione, più che mai necessaria per i sistemi energetici.

In alcuni Paesi della UE resta anche l’idea che, al di là delle enunciazioni di principio a sostegno di una politica estera dell’energia comune (l’auspicata single voice), la soluzione ai problemi globali di approvvigionamento sia di affidarsi solo ad accordi bilaterali nazionali aziendali.

Tale idea, non coerente con lo stesso piano d’azione sottoscritto solo un anno fa tra i Paesi del G8 di S. Pietroburgo, facilita l’uso strategico e politico delle risorse energetiche; alimenta una sostanziale sfiducia degli operatori diversi da quelli privilegiati verso il mercato; induce una conseguente carenza di investimenti; porta, in definitiva, ad un indebolimento dell’UE rispetto ai Paesi extraeuropei produttori di materie prime energetiche.

Nel complesso sembra che ci si attardi in bilico fra un passato, ante liberalizzazione, con mercati dell’energia nazionali chiusi, affidati a operatori monopolisti pubblici, e una progressione verso il mercato unico; in questo stallo si sommano tutti i costi dei due sistemi, senza poter raggiungere rapidamente i vantaggi della piena ed allargata concorrenza a favore dei consumatori.

A questo punto l’Europa deve scegliere: far marcia indietro od andare avanti, come auspicabile, sul sentiero delle liberalizzazioni ed integrazioni, secondo una progressione che ha già dato buoni frutti. Una progressione che ha visto proprio l’energia alla base dei primi passi per l’Unione, con l’Italia sempre in prima fila. Fra le due guerre mondiali, si erano già costruite linee transfrontaliere alpine mettendo subito a fattor comune centrali elettriche per conseguire più sicurezza e meno costi; la Ceca e l’Euratom concorsero al Trattato di Roma; nei momenti più duri della cortina di ferro cavi e tubi continuavano ad attraversarla, facendo fluire energia e mantenendo un legame tra Est ed Ovest.

Con le preoccupazioni, non mancano tuttavia segnali incoraggianti: le proposte della Commissione; l’atteggiamento di alcuni Paesi, Italia compresa; il voto della “ Commissione Itre “ del Parlamento Europeo a favore di liberalizzazioni, armonizzazioni, unbundling proprietario, potenziamento in tutti gli Stati del ruolo dei Regolatori e degli strumenti di mercato.


APERTURA ED INTEGRAZIONE DEI MERCATI

Contesto europeo

Nel corso del 2006 e nei primi mesi del 2007, tensioni geo-politiche internazionali, un utilizzo strategico delle fonti energetiche da parte di Paesi produttori e nuove evidenze del cambiamento climatico hanno ridato priorità ai temi dell’energia nell’agenda politica internazionale. Al centro del dibattito europeo si colloca ora, con la sostenibilità ambientale delle scelte energetiche, il riconoscimento di un’inadeguatezza del quadro regolamentare e normativo per il completamento del mercato interno e l’esigenza di un terzo pacchetto di misure che sostanzino una politica energetica comune e più incisiva.

In effetti, le Direttive del 2003 risultano ben lungi dall’essere del tutto implementate (nel dicembre 2006 la Commissione ha inoltrato 26 procedure di infrazione a 16 Stati membri) e, come dimostrato dalle indagini della stessa Commissione, già appaiono insufficienti per garantire il funzionamento del mercato interno. I principali ostacoli alla concorrenza sono: scarsa integrazione dei mercati all’ingrosso, caratterizzati da un basso grado di liquidità e dimensioni ancora nazionali; carenza di interconnessioni e congestione delle infrastrutture; opacità nei meccanismi di formazione dei prezzi; grado insufficiente di concorrenza nel mercato al dettaglio; inadeguato funzionamento dei mercati di bilanciamento.

La Commissione ha quindi avanzato delle proposte (Energy Package) per una nuova politica energetica europea, già oggetto d’esame da parte del Consiglio e del Parlamento europei. La Commissione ha proposto, da un lato, un investimento massiccio in nuove tecnologie, efficienza energetica ed infrastrutture; dall’altro, un ulteriore sforzo verso la creazione di un mercato interno per l’energia veramente concorrenziale, una effettiva separazione delle reti, un rafforzamento ed una armonizzazione dei poteri dei regolatori, una politica energetica estera comune e una economia a basso contenuto di carbonio. In questo senso sono stati pure delineati quattro obiettivi quantitativi ambiziosi per il 2020: 20% di riduzione delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990; 20% di quota di copertura dei consumi da fonti rinnovabili; 20% di risparmio rispetto ai consumi correnti; 10% per la quota di biocarburanti nei consumi di combustibili per i trasporti.


Collaborazione internazionale dell’Autorità

In tale contesto e per tali impegni, stiamo assicurando anche il nostro contributo, attraverso il CEER (Council of European Energy Regulators), l’ERGEG (European Regulators Group for Electricity and Gas), i Fora di Firenze e di Madrid, le iniziative regionali, fra le quali ci è stata affidata la responsabilità per la zona del Centro-Sud.

Continuiamo pure a dedicare un parallelo e significativo impegno per le aree limitrofe all’UE, di particolare interesse per il nostro Paese: l’Est ed il Sud Est Europa (comprensivo della importante cerniera energetica costituita dalla Turchia), nonché il Mediterraneo. Abbiamo infatti contribuito alla costituzione dell’Energy Community Regulatory Board (ECRB), organismo previsto dall’Energy Community Treaty, afferente l’area balcanica ed entrato in vigore nel luglio del 2006.

Allo stesso tempo abbiamo promosso, per il bacino mediterraneo e con base a Roma, l’attivazione del MEDREG (Mediterranean Working Group on Electricity and Natural Gas Regulation); si tratta di un organismo che riunisce i Regolatori di tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che intende: facilitare i rapporti di cooperazione fra i diversi Regolatori membri; armonizzare i quadri regolatori dell’area con quelli della UE; contribuire ad agevolare gli scambi energetici, lo sviluppo delle infrastrutture, le collaborazioni industriali e l’integrazione dei mercati nel bacino.

Inoltre, sempre per contribuire alla promozione di cooperazioni ed investimenti, abbiamo firmato un accordo con il Regolatore albanese e stiamo sviluppando un gemellaggio, finanziato dalla UE, con l’Autorità di regolazione dell’Ucraina NERC (National Electricity Regulatory Commission).

Fanno parte del nostro impegno internazionale anche la partecipazione all’attività della Florence School of Regulation ed allo sviluppo dello IERN, una piattaforma informatica mondiale dei Regolatori, da noi progettata per facilitare lo scambio di esperienze, dati, studi e condividere processi di informazione o formazione, allargati anche ad operatori e consumatori.

LIBERALIZZAZIONI, MERCATO E CONCORRENZA IN ITALIA


Sviluppo delle infrastrutture

Nel settore elettrico continua il processo di sviluppo delle infrastrutture di produzione e di trasporto.

La capacità produttiva ha ormai raggiunto un discreto margine di riserva, che tuttavia è ancora insufficiente a garantire piena sicurezza e competizione anche a causa della disomogeneità territoriale delle localizzazioni di alcune centrali e di carenze nei collegamenti a rete. Terna, il gestore della rete, ormai indipendente e proprietaria della quasi totalità delle strutture, ha in corso un significativo programma di sviluppo, da noi promosso con opportuni incentivi tariffari e dovrebbe ridurre progressivamente le congestioni e le criticità di sistema, che concorrono a causare disservizi quali quelli recentemente sofferti in Sicilia e per i quali abbiamo già avviato un’indagine conoscitiva.

Nel settore del gas rimane molto problematica la situazione degli investimenti per approvvigionamenti e stoccaggi: l’offerta di capacità infrastrutturale è largamente al di sotto di quella necessaria a creare un mercato competitivo; essa è persino al di sotto di quella necessaria a garantire un accettabile livello di sicurezza.

I pochi investimenti avviati presentano tutti ritardi variamente motivati. Diversi progetti, tra cui alcuni rigassificatori e due nuovi importanti metanodotti, dall’Algeria via Sardegna (GALSI) e dalla Turchia via Grecia (IGI), sono ancora lontani dalla fase operativa, nonostante alcuni passi avanti di tipo procedurale o amministrativo.

Per quanto riguarda la gestione delle infrastrutture nazionali, ritenendo comunque indispensabile ed urgente la separazione proprietaria almeno per alcune attività (trasporto e stoccaggio gas), l’Autorità per l’energia ha approvato un Testo integrato, conforme alle Direttive UE, in materia di separazione (unbundling) funzionale e contabile, per le imprese che operano nei settori dell’energia elettrica e del gas. Il provvedimento, contiene disposizioni: per rafforzare la neutralità della gestione delle infrastrutture, essenziali per una compiuta liberalizzazione dei mercati (trasmissione, distribuzione e misura nel settore dell’energia elettrica; trasporto, distribuzione, misura, stoccaggio e rigassificazione, nel settore del gas); per aumentare la trasparenza dei costi; per migliorare le basi informative delle attività di regolazione, a tutela dei clienti finali.


La concorrenza

Circa il ruolo della concorrenza, seppur ancora non sufficientemente dispiegato, possono essere ricordati i risultati fin qui ottenuti. Nel settore elettrico nazionale, ad esempio, il mercato ha indotto un imponente programma di investimenti nella produzione che sta consentendo di superare la carenza di offerta del 2003; per i prezzi, nonostante il loro andamento sia fortemente offuscato dall’impennata di quelli del petrolio e del metano (idrocarburi dai quali continua a dipendere in modo eccessivo il nostro Paese), sono stati conseguiti recuperi di efficienza, valutabili in oltre 4 miliardi di euro l’anno, che si sono tradotti non solo in sviluppo delle imprese, ma anche in benefici per i consumatori. Riteniamo questo effetto importante ma ancora parziale, insufficiente, e perciò non adeguatamente percepito; si può e si deve migliorare ancora, per compensare il gap tuttora esistente con altri importanti Paesi europei, in grado di beneficiare di mix di copertura più competitivi del nostro.

Altrettanto evidenti sono i risultati negativi persistenti nel settore del gas, dove, per l’assenza di fatto della concorrenza, gli investimenti risultano tardivi, lasciando il Paese in una situazione di grave deficit di capacità di offerta, come per le due crisi invernali dal 2004 al 2006.

Nell’inverno 2006-2007, grazie alle eccezionali condizioni climatiche, non si sono avute difficoltà di approvvigionamento, ma essendo stato fatto poco per le infrastrutture, dobbiamo ancora sperare in condizioni stagionali favorevoli. Quanto ai prezzi, nonostante un nostro intenso impegno teso a limitare anomali livelli di profitto non giustificabili in assenza di competizione (impegno perciò, molto contrastato in sede giurisdizionale), i consumatori hanno dovuto subire quasi integralmente l’incremento dei prezzi internazionali; si tratta di un effetto negativo che, paradossalmente, non è stato del tutto percepito, in quanto comune ad altri importanti Paesi europei.

In Europa ed in Italia anche il piccolo consumatore si affaccia ora, per la prima volta e direttamente, ai mercati; perciò è doveroso far sì che tale libertà rappresenti una reale opportunità positiva ed evitare che l’assenza di un adeguato livello di concorrenza renda inutile e passivo il ruolo stesso dei clienti. Preoccupazione, questa, condivisa anche dall’Antitrust e dalla Banca d’Italia.

Dopo la conversione del decreto legge n. 73 con la legge numero125 del 3 agosto 2007, per l’avvio della apertura del mercato elettrico, il nostro Parlamento, già dimostratosi tra i più decisi in Europa a sostegno dell’efficienza dei mercati, deve portare ora a compimento il processo di liberalizzazione dei settori energetici, con decisioni che concludano l’iter per il disegno di legge energia di completo recepimento delle Direttive europee.

All’esame del Parlamento è stato pure posto il disegno di legge per il riordino delle Autorità indipendenti, circa il quale abbiamo già espresso un parere largamente positivo davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato; esso propone un rafforzamento ed una integrazione degli strumenti a disposizione dell’Autorità per l’energia, anch’essi necessari ed urgenti per perseguire più efficacemente il mandato affidatoci per legge istitutiva.


Mercati all’ingrosso

Nel mercato elettrico all’ingrosso italiano sono in corso due processi rilevanti. Il primo, è una riduzione dall’indispensabilità di alcuni operatori, sia per la nuova capacità produttiva entrata in esercizio, sia a seguito dell’azione regolatoria; quest’anno per la prima volta, grazie ad un’azione congiunta dell’Autorità e dell’Antitrust, l’ENEL ha venduto quote di produzione secondo modalità (Virtual Power Plants) che, senza penalizzare il venditore, contribuiscono a rendere il mercato più competitivo. Gli effetti in termini di prezzi appaiono già visibili.

Il secondo, è una riorganizzazione degli assetti proprietari dei poli di produzione; ciò a seguito di aggregazioni nazionali ma anche in virtù di operazioni di acquisto o fusione di gruppi societari all’estero, che hanno un impatto anche nel nostro Paese (ad esempio, la recente acquisizione di Endesa da parte di Enel, destinata a mutare gli assetti proprietari di operatori energetici anche in Italia). Se da un lato, si può vedere con molto favore l’internazionalizzazione e l’europeizzazione di operatori nazionali, che così contribuiscono ad allargare il contesto di mercato ed a diminuire la concentrazione e la pressione sui consumatori italiani, dall’altro si rende necessario rivedere gli assetti di funzionamento del mercato italiano alla luce di tali dinamiche.

Anche il modo con cui il Regolatore guarda ai mercati all’ingrosso deve essere costantemente aggiornato, per tener conto dei nuovi equilibri ed incroci proprietari emergenti.


Nel settore del gas, pur in un contesto di estrema difficoltà per lo sviluppo di un mercato all’ingrosso concorrenziale, l’Autorità ha già reso operativa una serie di codici essenziali per promuovere un funzionamento efficiente delle infrastrutture regolate: i Codici per lo stoccaggio, il trasporto, la distribuzione e la rigassificazione. L’obiettivo perseguito è quello di tutelare al meglio i nuovi entranti nel mercato e promuovere l’uso efficiente delle infrastrutture, massimizzandone la disponibilità e ottimizzandone l’impiego.

Va tuttavia sottolineato, ancora una volta, che l’Eni mantiene un ruolo dominante in ogni fase della intera filiera gas, comprese le infrastrutture di approvvigionamento internazionale e transfrontaliere. Mantiene quindi il potere di influenzare in modo significativo i prezzi, la propensione all’ingresso sul mercato di nuovi operatori e lo svilupparsi di iniziative concorrenziali. Su queste criticità e sulle soluzioni auspicate per il loro superamento, abbiamo già indirizzato segnalazioni e proposte al Parlamento ed al Governo.


Mercati al dettaglio

Nei mercati al dettaglio è essenziale sostenere la possibilità per il cliente finale di esercitare scelte libere, consapevoli e convenienti. A ciò contribuiscono: una corretta e completa informazione; la possibilità del cliente di comparare le offerte, di conoscere i propri diritti e le opportunità rivenienti dal mercato; l’affidabilità dei venditori; la semplicità e la sicurezza degli eventuali passaggi (switching) da un fornitore all’altro.

Si tratta in buona sostanza di regolare per aumentare il potere contrattuale dei clienti finali e, quindi, di ridurre il divario ancor oggi esistente tra la capacità negoziale di questi e quella dei venditori. Diversamente, alcune fasce di consumatori non sarebbero in grado di trarre il massimo beneficio possibile dalla liberalizzazione.

La riduzione del gap, in termini di potere negoziale, è un fenomeno dalle dinamiche lente e, oggi in Italia, siamo appena agli inizi. Abbiamo svolto diverse ricognizioni nel mercato al dettaglio per l’energia elettrica ed il gas naturale, traendone la convinzione che, allo stato attuale, alcune fasce di consumatori/clienti non sono ancora in grado – mediamente – di usufruirne adeguatamente. Si tratta evidentemente dei consumatori più piccoli, comprese le famiglie: è perciò ancora necessario mantenere per loro un sistema di tutele, ancorché transitorio,.

Le Direttive UE riconoscono la possibilità, per gli Stati membri, di adottare schemi protettivi non obbligatori (con entrata e uscita nella discrezione dei singoli), all’interno dei quali le forniture di energia elettrica e di gas possano prodursi sulla base di condizioni di prezzo e di qualità standardizzate e predefinite.

In proposito e nelle more di un compiuto recepimento delle Direttive ( previsto dal disegno di legge energia), merita di essere menzionato di nuovo il decreto legge n.73, convertito con la legge numero 125 lo scorso 3 agosto, con cui si stabiliscono misure minime d’accompagnamento transitorie per favorire un assetto migliore e più competitivo dei mercati energetici nazionali, coerente con le disposizioni UE.


QUALITÀ DEI SERVIZI

L’Autorità prosegue il suo impegno anche per migliorare la qualità dei servizi. Nel settore dell’energia elettrica l’Italia ormai si colloca nel gruppo dei Paesi UE caratterizzati dalle migliori prestazioni in termini di continuità del servizio. Per il settore del gas naturale, l’attività di regolazione si è focalizzata su temi quali il potere calorifico e la sicurezza, con un meccanismo di incentivi e penalità teso a favorire recuperi di sicurezza nella distribuzione cittadina, con una riduzione delle dispersioni ed un più puntuale controllo dell’odorizzazione del gas fornito.

Nel 2006, la regolazione (con incentivi e penalità), introdotta dall’Autorità ed alla quale ha fatto riscontro una positiva risposta dagli operatori, ha portato a ridurre ulteriormente le interruzioni elettriche senza preavviso (superiori a 3 minuti), sia per numero medio (sceso a 2,39 interruzioni all’anno per cliente, con un miglioramento del 37% sul 1999), che per durata complessiva (scesa a 64 minuti di interruzione all’anno per cliente, con un miglioramento del 20% sul 2005 e del 67% sul 1999). Anche la progressiva riduzione del divario inizialmente esistente tra regioni del Nord e regioni del Centro-Sud (al netto delle conseguenze dovute a eventi climatici eccezionali) conferma la validità del sistema adottato.


Per quanto riguarda la sicurezza del servizio di distribuzione del gas, le disposizioni che abbiamo introdotto hanno portato ad una forte crescita della porzione di rete ispezionata annualmente, utile per individuare eventuali fughe: tale percentuale presenta valori medi annuali superiori al 45%.

Mentre si conferma la tempestività nel servizio di pronto intervento su chiamata telefonica (nel 2006 gli interventi sono stati effettuati mediamente in poco più di 35 minuti), sono aumentati in modo significativo, anche per effetto del sistema di incentivi introdotto dall’Autorità, i controlli effettuati dai distributori sulla corretta odorizzazione, già citata e caratteristica fondamentale del gas per l’individuazione di eventuali fughe (i controlli sono stati oltre 34.000, superando così i 25.000 dell’anno precedente).

Sempre nel 2006, oltre 20 aziende di distribuzione del gas, per la maggior parte di grandi dimensioni, hanno dichiarato di avere conseguito recuperi di sicurezza tali da poter accedere agli incentivi previsti; questi verranno riconosciuti solo al termine di verifiche dei dati comunicati e sulla base di controlli effettuati a campione presso gli esercenti.


Qualità commerciale

Il meccanismo degli standard di qualità unici nazionali (tempi massimi per attivazioni o disattivazioni, preventivazioni, esecuzione lavori, ecc.) con indennizzi automatici a favore dei clienti finali, ha confermato la sua validità: nel 2006 sono stati riconosciuti più di 100.000 indennizzi per mancato rispetto degli standard, con un totale di oltre 4 milioni di euro per clienti del servizio elettrico e 3 milioni di euro per clienti del servizio gas.

Benché i tempi medi di effettuazione delle prestazioni si siano comunque mantenuti, anche nel 2006, ben al di sotto dei tempi massimi stabiliti, per il settore elettrico è stata avviata una revisione della disciplina della qualità commerciale, mediante consultazione di tutti i soggetti interessati ed una indagine demoscopica, volta a verificare il grado di soddisfazione dei consumatori e ad individuare quali siano le aspettative per un ulteriore miglioramento del servizio stesso.


Strumenti di tutela

In occasione della completa apertura del mercato elettrico, abbiamo introdotto nuovi strumenti di tutela per i consumatori, finalizzati a rendere le loro libere scelte sempre più consapevoli e convenienti.

Trasparenza delle bollette elettriche. E’ stata prevista una riformulazione delle bollette elettriche per renderle sempre più leggibili, comprensibili e complete; il nuovo modello, già in diffusione, costituisce infatti il principale canale di comunicazione per i consumatori, contiene i dati di consumo e di spesa in corso, rappresenta una base informativa essenziale per confrontare le offerte proposte dai vari fornitori.

Codici di condotta commerciale e schede di confronto. Già emanati nel 2006, i Codici di condotta commerciale, per i settori elettrico e gas, fissano le regole di correttezza e trasparenza che i venditori sono tenuti ad osservare nelle fasi di promozione delle offerte, di conclusione dei contratti o di loro modifica. Stiamo vigilando sul rispetto dei Codici, con la collaborazione delle Associazioni dei Consumatori, anche in relazione alle proposte commerciali, ora formulabili, di dual fuel (energia elettrica e gas combinati). A completamento del Codice di condotta commerciale per il settore elettrico, abbiamo definito una scheda tipo di riepilogo dei corrispettivi previsti dall’offerta, che dovrà essere consegnata ai clienti prima della conclusione dei contratti. La scheda riassume schematicamente il prezzo del servizio, tutte le possibili voci di spesa, gli eventuali sconti o bonus previsti; in particolare, per i clienti finali domestici, la scheda consente il calcolo del risparmio annuo che un cliente-tipo, con determinati consumi, otterrebbe aderendo all’offerta (ciò rispetto al prezzo di riferimento dell’Autorità in vigore al momento dell’offerta).

Disciplina del diritto di recesso. Sono state definite tempestivamente le nuove regole per l’esercizio del diritto di recesso dai contratti di fornitura, per i clienti domestici e quelli minori alimentati in bassa tensione; tale intervento mira anche a rendere più semplici e sicure le procedure per il cambio di fornitore (switching).

Procedure di conciliazione. Per facilitare la composizione di conflittualità che potrebbero svilupparsi sul nuovo libero mercato, stiamo sostenendo un programma di formazione per alcune figure professionali necessarie alle procedure di conciliazione, nell’ambito di protocolli di intesa tra operatori del settore e associazioni dei consumatori.

Call center. A completamento di un’ampia consultazione, e a seguito di intese stabilite con il Garante per la protezione dei dati personali, abbiamo introdotto nuove disposizioni per la qualità dei call center commerciali dei venditori. La regolazione prevede obblighi di servizio (quali l’orario minimo di apertura o la semplicità dell’albero fonico); standard obbligatori per l’accessibilità e i livelli prestazionali del servizio; la pubblicazione comparativa dei punteggi complessivi attribuiti alla qualità dei call center dei diversi venditori, sulla base di strumenti di valutazione della soddisfazione dei clienti (indagini di customer satisfaction).

Inoltre, per contribuire al processo di informazione generalizzato circa il nuovo assetto e il funzionamento del mercato liberalizzato, abbiamo promosso l’attivazione, a cura dell’Acquirente Unico, di un call center destinato a tutti i cittadini interessati.

Elenco venditori. Allo scopo di fornire strumenti per una scelta pienamente consapevole, è stato varato anche l’Elenco degli operatori qualificati. Pubblicato sul sito dell’Autorità per l'energia, raccoglie i fornitori di energia elettrica che, volontariamente, hanno chiesto l’iscrizione e l’hanno potuta ottenere garantendo e documentando il possesso di particolari requisiti di affidabilità fissati dall’Autorità.

SFIDE AMBIENTALI

Le preoccupazioni circa l’impatto delle attività umane sul clima sono oggi largamente condivise e anche noi riteniamo prioritario un atteggiamento responsabile e proattivo per la salvaguardia ambientale ed a favore dello sviluppo sostenibile.

La vera sfida, come abbiamo avuto modo di rappresentare alla Commissione Ambiente della Camera, è incidere alla radice del problema, mettendo in atto misure che non guardino alla questione climatica in maniera parziale e i cui effetti indotti non finiscano per risolversi in risposte non adeguate alla dimensione dei problemi: una dimensione globale che chiama soluzioni globali, coinvolgenti tutti i settori produttivi (oltre all’energia), tutte le tecnologie, tutti di meccanismi di mercato e comportamenti, nonché tutti i continenti.

Il rischio è che i percorsi di sviluppo dei Paesi emergenti e meno sviluppati spiazzino le scelte di efficienza e di risparmio energetico adottate dai Paesi industrializzati. Appare evidente l’esistenza di un rischio di delocalizzazione dei comparti produttivi a più elevato tasso di emissioni climalteranti dai Paesi più virtuosi, in tema di tecnologie e regolamentazione ambientale, verso i Paesi più tolleranti. Tale rischio, che potrebbe poi tradursi in una forma di dumping ambientale a livello degli scambi commerciali, avrebbe come conseguenza un esito ambientale opposto a quello perseguito. Su questo rischio va tenuta viva l’attenzione, sia per un maggiore coordinamento delle politiche ambientali a livello internazionale, sia per evitare che i Paesi in via di sviluppo possano ricorrere a legislazioni ambientali lassiste per attrarre imprese e sostenere in tal modo la propria crescita economica. La stessa Commissione europea, che ha avviato recentemente una consultazione sull’utilizzo degli strumenti economici (tasse, sussidi, permessi negoziabili) a fini di tutela ambientale, ha proposto di approfondire il dibattito sull’introduzione di meccanismi di border tax adjustment, volti ad incentivare i partner commerciali dell’UE a metter in atto misure di controllo delle loro emissioni di gas ad effetto serra.


Sistema europeo di scambio dei permessi di emissione

L’esperienza dei primi due anni di applicazione della Direttiva europea che disciplina il sistema di scambio dei permessi di emissione, non ha prodotto risultati soddisfacenti: la sovrallocazione delle quote a livello europeo nel biennio 2005-2006 ha determinato un crollo del prezzo della CO2 ( anidride carbonica ) da circa 30 €/tonn.CO2 (aprile 2006) agli attuali 50 centesimi di euro, con potenziali risvolti negativi in termini di segnali di prezzo per i nuovi investimenti in tecnologie a minore impatto ambientale.

Inoltre sono emerse alcune criticità con riferimento alla posizione competitiva delle imprese e dei singoli Stati. Le distorsioni riguardano in particolare i rapporti tra: impianti esistenti e nuovi entranti nell’ambito di uno Stato membro; impianti appartenenti a settori diversi nell’ambito dello stesso Stato membro (in particolare tra impianti termoelettrici e altri impianti soggetti alla Direttiva o non); impianti appartenenti allo stesso settore ma ubicati in Stati membri diversi.


Per superare queste difficoltà, nel 2006 la Commissione ha attivato un processo di revisione per modifiche che entreranno in vigore nel 2013. Riteniamo debba ricevere particolare attenzione la necessità di armonizzare, meglio superare, i piani di assegnazione nazionali, eventualmente con un tetto unico a livello europeo.

Gli impegni ambientali già assunti nel settore elettrico dal nostro Paese destano preoccupazione, perché emerge sempre più chiaramente il gap tra i tempi necessari per l’evoluzione delle tecnologie di produzione ed i tempi che la Direttiva impone per il raggiungimento degli obiettivi di contenimento delle emissioni.

Utilizzo razionale dell’energia

Il 2006 è stato il secondo anno di attuazione del meccanismo dei certificati bianchi, introdotto con Decreti ministeriali del luglio 2004 e disciplinato da regole tecniche ed economiche definite dall’Autorità, quale responsabile della attuazione e del monitoraggio dei risultati; questi ultimi vengono valutati con la fattiva collaborazione dell’ENEA, secondo un’apposita Convenzione.


Dall’avvio del meccanismo, abbiamo verificato circa 2.000 interventi (di distributori e società di servizi energetici) certificando circa 900.000 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) di risparmio; è stato così ampiamente superato l’obiettivo fissato per il biennio 2005-2006 (468.000 tep). I risparmi totali realizzati fino ad oggi, che equivalgono al consumo domestico annuo di una città di oltre un milione e 200mila abitanti o alla produzione elettrica annua di una centrale da circa 510 MW, hanno permesso di evitare emissioni per circa 2,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

La spesa energetica evitata dai consumatori, presso i quali sono stati realizzati gli interventi certificati, è risultata di molto superiore (dalle sei alle dieci volte) sia al prezzo medio dei certificati bianchi scambiati sul mercato, sia al valore del contributo tariffario erogato dall’Autorità per ogni tep risparmiata.

In considerazione di questi risultati, e dei benefici effetti economico-ambientali che il meccanismo potrà produrre anche in futuro, riteniamo che esso vada potenziato attraverso l’estensione degli obblighi ai distributori di minori dimensioni e la fissazione di obiettivi più sfidanti per i prossimi anni; ciò anche al fine di dare maggiore certezza agli investitori e promuovere investimenti in interventi di carattere strutturale.

E’ inoltre essenziale salvaguardare la capacità del meccanismo di promuovere il conseguimento degli obiettivi individuati dal Governo, selezionando, attraverso il funzionamento del mercato, gli interventi che presentano il miglior rapporto costo-efficacia e che generano risparmi energetici realmente addizionali a quelli che si verificherebbero comunque, per effetto di altri obblighi normativi, dello sviluppo tecnologico e di mercato. Da questo punto di vista risulta importante un forte coordinamento tra i diversi strumenti introdotti per promuovere il risparmio energetico negli usi finali, al fine di evitare sovra-incentivazioni o distorsioni che possano impedire la diffusione degli interventi tesi ad assicurare risparmi consistenti a costi relativamente più contenuti.

Tutto ciò sarà essenziale anche per garantire un adeguato contributo del meccanismo certificati bianchi al conseguimento degli obiettivi europei di risparmio energetico.


Fonti rinnovabili

Non può certo essere messa in discussione la necessità di sviluppare decisamente anche le fonti rinnovabili, rilevanti per motivi di sicurezza, diversificazione energetica e tutela ambientale.

Tale sviluppo va comunque perseguito avendo chiara consapevolezza anche degli oneri, immediati e futuri, conseguenti alle singole scelte. Le fonti rinnovabili non sono tutte uguali né per costo addizionale né per ricadute sul sistema industriale italiano; quindi anche l’impatto sui prezzi energetici e sull’economia del Paese è molto differenziato.

Il sistema dei certificati verdi, inizialmente ed opportunamente basato su criteri di mercato, è stato successivamente e ripetutamente distorto e forzato; ora, perché possa assicurare più efficienza e affidabilità, richiede un intervento che ripristini l’originario meccanismo competitivo.

E’ indispensabile quindi che siano adottate presto scelte chiare e coordinate circa gli obiettivi, le fonti e i sistemi di incentivazione da utilizzare; questi dovrebbero essere comunque basati su strumenti di mercato, per minimizzare gli oneri a parità di obiettivi.

Particolarmente apprezzabile, in questa logica, è ancora il decreto legge n. 73 convertito nella l.125 il 3 agosto scorso che, nel rispetto di alcune misure comunitarie, dispone che le imprese di vendita forniscano, nelle fatture e nel materiale promozionale per i clienti, informazioni sulla composizione del mix energetico utilizzato nella produzione di energia elettrica. Tale norma potrà facilitare lo sviluppo della domanda di energia rinnovabile e una più corretta allocazione degli oneri.


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